mercoledì 11 marzo 2009

Il suono del tempo e dello spazio

foto di Bernd Lehmler


Tutto e nato per «caso» in un pomeriggio fresco, prima dell'estate, in quelle giornate che e bello stare anche da soli, «buttati» fra 1'erba di un prato. Concentrati nei propri pensieri finchè non si riesce più a pensare perché finalmente distratti dalle formiche, dalle coccinelle, dalle farfalle e tutti gli altri insetti che ti ronzano attorno. Cominci allora a percepire quel turbinio di piccoli rumori e ti confondi a pensare ad un silenzio che non esiste, che non riesci ad immaginare perché realizzi che a partire dal tuo respiro o dal tuo stomaco che sta lavorando, tutto attorno a te ha una sua «voce». Riesci ora a sentire distintamente quel rumore di ali, quello «svolazzo» di rondini qualche metro sopra la testa. L'orecchio si fa più attento e 1'occhio si spinge più in alto a trovare altri zig-zag di rondini e mentre pensi che quelle sono troppo lontane per poterle sentire il tuo orecchio ti sorprende e scopre un altro rumore: altissimo, intercetta in mezzo a quel blu il piccolo punto lucente di un aereo di linea che attraversa il cielo. L'occhio e 1'orecchio si aprono all'immaginazione: puoi vedere e sentire il vociare della gente, vedi te stesso seduto su quell'aereo guardare giù e nelle orecchie una cuffia con la tua musica preferita...
Sono poi ridisceso da quell'aereo percorrendo con gli occhi il percorso inverso che mi aveva portato fin la. E stato allora che il mio sguardo prima di ritornare sul prato ha voluto indugiare ancora un po' su un punto particolare dello spazio che avevo davanti a me: due alte torri medievali dominavano il paesaggio suggerendomi 1'idea di una linea che, attraversando la valle, avesse unito le loro altezze.
Eccitato dal pensiero di poter «toccare» quella parte di cielo, di aria, di spazio, dopo un'ora avevo già ancorato un filo di nylon sull'estremità di una torre e lo svolgevo tenendolo al di sopra degli ostacoli che andavo man mano superando, dirigendomi verso 1'altro punto con l'emozione e l'entusiasmo che da bambini si prova attaccati al filo del primo aquilone.
All'improvviso la sorpresa, la gioia, il premio per aver osato in quell'idea un po' folle di «legare» le due torri: i circa ottanta metri di filo portato ad una certa tensione e sollecitato dal vento produceva dei suoni armonici che diventavano una musica incredibilmente magica ed evocativa.
Era la musica del vento che da sempre si ripete mai eguale, senza inizio e senza fine. II suono del tempo e dello spazio, 1'eterno pulsare del Cosmo.


MARIO CICCIOLI
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